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Editoriale: Juve, scatto scudetto: Caradonna e un gruppo mentalmente più forte del Milan

All'Olimpic clamoroso crollo della squadra di Nitti che si è scoperta debole. Mangialardi una marcia in più

05.10.2018 09:50

La Juventus non ha ancora vinto lo scudetto, anche se il blitz dell'Olimpic contro in Milan è di quelli che vale doppio. Forse triplo. Di sicuro nel super giovedì delle sfide incrociate tra le grandi della Serie A il Milan ha cominciato a perdere la volata per il titolo. Il crollo con la Juve è clamoroso, nel modo oltre che nel risultato.

Era una delle combinazioni possibili sull'asse Olimpic-San Paolo e si è verificata. Fa male alla squadra di Nitti anche perché fino alle 20,50 l'illusione era ben altra. 

Invece Mangialardi ha estratto dal cilindro il colpo del fuoriclasse e il fattore D ha reso ai rossoneri una serata amara.

I limiti di un grande Milan

Una grandezza emersa in maniera prorompente nel momento in cui il Milan è imploso. Nitti ha lasciato intendere di aver subito il contraccolpo psicologico del gol di Mangialardi subendo la disfatta senza nessun accenno a lottare: squadra senza attributi, l'ha definita a fine gara il capitano.

Il Milan, però, aveva comunque la chance di sterilizzare il break esterno della Juventus e prolungare la striscia di vittorie (sarebbero state 2 consecutive) costringendo i bianconeri a logorarsi nella rimonta.

Invece la partita con i bianconeri è stata giocata su un copione solo. Tanti tiri, tante occasioni, possesso palla dominante ma anche la sensazione di non riuscire a dare il cambio di passo sia tecnico che mentale. Alla fine la sconfitta è parsa quasi il naturale epilogo di un giovedì maledetto.

Peccato, perché resta il rammarico di un ultimo, piccolo, salto di qualità che forse manca. Adesso la strada per lo scudetto si fa stretta e impervia a meno che la Juventus e il Cagliari non regalino qualcosa. 

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