Black Jack 2009

Nessun leader, nessuna vittoria: il Black affonda sotto i colpi del San Pasquale

Il crollo di un gruppo unito: quando la mancanza di leadership e coesione tradisce l’anima di una squadra

04.06.2025 08:50

La sconfitta netta e meritata contro il San Pasquale rappresenta molto più di un semplice risultato sul campo. È una figuraccia che evidenzia quanto il Black abbia perso la sua identità, quella che un tempo era fatta di un gruppo prima di veri uomini e poi di calciatori. Una squadra che sapeva cosa significava essere uniti, aiutarsi nei momenti di difficoltà, essere uno per tutti e tutti per uno.

Nella passata stagione, e ancor più nella storia del Black, il segreto delle vittorie non era solo la tecnica o la tattica, ma il gruppo. Quella coesione umana che permetteva di ribaltare situazioni impossibili, come battere i Gabbiani con un triplo svantaggio. Oggi, quel Black sembra un ricordo lontano.

È vero, la perdita di giocatori come Cozzoli, Pastoressa e Mangialardi, Martino e De Chirico pesa come un macigno. Uomini che non avevano bisogno di alzare la voce per farsi rispettare, veri leader che guidavano con l’esempio più che con la forza tecnica. Ma la loro assenza non può giustificare il disastro umano visto contro il San Pasquale, dove al contrario qualcuno si è sentito superiore agli altri, e nessuno ha saputo prendere in mano la situazione.

Questo disastro va ben oltre il piano tecnico, che pure è stato evidente. È un fallimento di gruppo, di spirito, di leadership. E la responsabilità più grande è della dirigenza, che ha permesso questo cambiamento di faccia, questa perdita di identità. Non si tratta solo di una sconfitta: è la crisi di un progetto, di una squadra che ha smarrito la sua anima.

Ma proprio dalla dirigenza devono partire segnali forti. Non importa chi è bravo, ma chi sa stare in gruppo. Perché nel Black Jack non conta vincere, ma conta stare insieme. Solo così le vittorie possono tornare a bussare alla porta. Se invece si entra in campo con aria di supponenza, pensando di essere i migliori, le figuracce aumenteranno e la squadra si allontanerà sempre di più dai suoi valori.

È tempo di rialzarsi, di ritrovare quell’unità che ha fatto la forza del Black. Perché il vero successo nasce dal cuore di un gruppo che crede in sé stesso, prima ancora che nel risultato.

I ragazzi di Nicola Turitto hanno meritato la vittoria e gli applausi, mentre al Black restano solo i fischi.

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