Black Jack 2009

Black, conosciamo Sivo: salumiere di giorno, difensore feroce di sera e autore di promesse (mancate) molto… manuali

Uomo di squadra, animale da partita e autore di giuramenti in chat che nessuno spera diventino realtà

06.12.2025 20:36

Di giorno lo trovi dietro il bancone, col grembiule addosso e la calma di chi fa un mestiere antico: fette sottili di mortadella, salame a vista, pacchi d’acqua portati in spalla come se fossero palloni da recuperare in area. È lì che Vito Sivo vive la sua prima vita, quella ordinata, gentile, educata. Poi però arriva il tramonto. E con lui, l’altra parte della storia.

L'esperto difensore biancorosso è arrivato al Black Jack in estate, dopo l’avventura con i Blancos e una carriera (sempre nel mondo amatoriale) fatta di maglie storiche come Torino, Fiorentina e quella che per lui è stata più di una squadra: il Mai Una Gioia, con cui ha conquistato anche un’Europa League, assieme a Francesco Mazzeo, che nel racconto del gruppo è diventata quasi una leggenda metropolitana.
 

Il Black se lo è preso nel momento giusto: quando lui era sul punto di chiudere col pallone, a causa di un infortunio. Sì, proprio così. Era convinto di mollare. “Fine del divertimento” pensava. E invece quella chiamata di Giosè Monno gli ha risvegliato l’entusiasmo come succede solo quando trovi un gruppo che ti somiglia.

Perché Vito, quando parla dei compagni attuali, ci tiene a dire che qui ha ritrovato una cosa rara: l’umanità. “Valori veri”, dice. E non è un tipo da frasi fatte.

La doppia vita di Sivo

C’è un dettaglio che spiega bene chi è: mentre serve i clienti, affetta e sistema banconi, la testa ogni tanto gli scappa là dove non può stare. Alla partita della sera, al duello da vincere in difesa, a quel numero 9 che gli era rimasto sullo stomaco la settimana prima.

E quando entra in campo… cambia tutto.

Il sorriso rimane, ma solo fino al fischio d’inizio. Poi il volto si chiude, gli occhi si stringono e Sivo diventa una specie di creatura mitologica: metà uomo, metà cagnaccio da marcatura. Gentile fuori, terremoto dentro: se si arrabbia, meglio non stargli troppo vicino.
Lo sanno i compagni, lo sanno gli avversari, lo sa perfino chi lo vede per la prima volta.

La chat, le promesse (pericolose) e Turitto

Il repertorio di Sivo non si limita al campo. Nel gruppo squadra è protagonista di alcune delle righe più memorabili mai partorite da una chat amatoriale: roba che non si può riportare per intero ma che, parafrasata, fa capire quanto il buon Vito sappia essere… creativo.

L’ultima perla l’ha regalata prima della partita più recente: ha promesso a Nicola Turitto una “ricompensa manuale” qualora l’esterno avesse segnato quattro gol.
Ne ha fatti due. E tutti, compreso Vito, hanno tirato un sospiro di sollievo che si è sentito fino alla provincia.

La vittoria che non basta mai

Nel recente successo del Black contro il Real 70123, mentre gli altri festeggiavano, lui era già nel suo mondo parallelo. Muso duro, autocritica feroce, ce l’aveva con sé stesso, coi compagni… e perfino con i social, che a suo modo di vedere condizionano le prestazioni.

Poi la doccia, l’uscita dallo spogliatoio e, magicamente,  di nuovo quel sorriso gentile da salumiere di fiducia. Come se la metamorfosi di novanta minuti non fosse mai esistita.

Il legame col gruppo

Quando gli chiedi perché continui, perché non ha davvero mollato mesi fa, risponde sempre allo stesso modo:
“Qui rivedo le stesse cose che avevo trovato al Mai Una Gioia”.

E per lui quello conta più di tutto: più dei risultati, più delle classifiche, più delle storie epiche dei tornei che attraversa da una vita. I compagni lo stimano, lo seguono, si fidano di lui.
Perché Vito è così: un uomo semplice nella vita, un animale feroce in campo, un amico vero quando spegne le scarpe e torna a essere quello del sorriso gentile e delle mani che conoscono il peso dell’acqua e la precisione delle fette.

Una doppia vita?
Forse sì.
Ma entrambe autentiche.
E tutte e due, a modo loro, indispensabili.

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