Gli arbitri che tutti guardano "storto"… eppure tengono vivo (e in piedi) il calcio amatoriale barese
Tra fischi, intemperanze e campi impossibili, la piccola associazione amatoriale Apa cresce con professionalità e passione, consolidando un gruppo di arbitri unito e riconosciuto sul territorio
Gli arbitri. Quelli che tutti guardano storto. Quelli che nessuno difende. E se non ci fossero loro? Addio ai tornei e alle sfide indimenticabili.
Da quasi due anni c’è una nuova realtà nel calcio amatoriale barese: l’APA, Associazione Arbitri Pugliesi, guidata da un giovane bravo, preparato e visionario presidente di nome Pasquale Brindisi. La sua squadra di giacchette nere gira i campetti della città del capoluogo pugliese e della provincia, sotto pioggia, vento o su terreni al limite della praticabilità (e, a Bari ce ne sono una infinità). Urla. Insulti. Gasteme. Proteste infinite.
Fischiare un fallo. Lasciar correre per il vantaggio. Sembra facile, eh? Non lo è. Altrimenti mi sarei candidato io a vestire quella casacca. Perché a volte devi subire la rabbia di chi il calcio lo vive come sfogatoio personale: magari una di quelle giornate storte che in qualche modo devi scaricare. “Noi ti paghiamo”. Sentita, vero? Immaginate se qualcuno si rivolgesse così a un cameriere di un noto ristorante o in una Kebabberia. Peggio di così.
In quasi due anni, sotto la guida di Brindisi, l'Apa ha costruito passo dopo passo una realtà riconosibile e con una visione chiara: direttori di gara preparati, giovani, datati, affidabili e capaci di garantire partite di qualità in ogni torneo barese. Ce ne sono anche di esperti, di quelli della seconda repubblica pallonara amatoriale.
Ogni sera sfide impossibili: da un campo all’altro, tra passione e logica che spesso non coincidono. Spesso soli. Talvolta vittime di aggressioni verbali. Rischio di spedizioni punitive (mai accadute all’APA, ma sempre dietro l’angolo). È la dura vita del direttore di gara del campetto di periferia. Frustrazione, rabbia, teste calde . Un lavoro amatoriale che richiede equilibrio, sangue freddo e… coraggio.
Da tempo la squadra arbitrale Apa cerca di portare ordine e rispetto, inserendo regole che fino a qualche anno fa era impossibile solo pensarle. Per loro non si tratta solo di numeri: formazione, professionalità, regole. Ogni giorno cercano si alzare la famosa asticella.
E proprio in questi giorni, si sono ritrovati per uno shooting fotografico. Non per vanità, ma per stare insieme, consolidare il gruppo e mostrarsi anche fuori dai campi di gioco. Fare le cose serie, insomma.
Dietro tutto questo ci sono volti e storie che hanno vissuto quel “calcetto” che oggi non esiste più: Surico, Strati, Loiacono, Violante, Leone (di quelli che conosco io). Ma ce ne sono tanti altri. Arbitri che hanno visto di tutto. Dalle vecchie generazioni (meno esigenti di quelle di oggi) alle nuove generazioni che, prima di scendere in campo, devono assicurarsi che ci sia un fotografo o un video maker. Potere social. Dall’amatorialità vissuta come una serata tra amici a un mondo di “quasi professionisti” è un attimo.. Un calcio che cresce, anche mediaticamente e che diventa sempre più esigente.
Oggi, finalmente, li celebriamo noi. Di solito lo facciamo per i nostri calciatori biancorossi. Oggi tocca a loro. Un applauso alla squadra arbitrale, spesso fischiata, spesso contestata, sempre presente. Senza di loro, il calcio amatoriale barese non ci sarebbe.
Beh, ora birra pagata… o un rigorino la prossima (sigh)
Di Giosè Monno

